Come siamo arrivati alla correlazione del 94% con l'S&P500

 A cura di Martina BainoAnalyst di MyTradingWay

Negli ultimi mesi o anni quante volte abbiamo sentito parlare dei tassi di interesse in aumento oppure del tetto del debito americano? Parecchio.. eppure, quanto ne sappiamo realmente su chi controlla queste variabili economiche?

Il cambiamento di questi parametri ha ripercussioni significative non solo sull'economia degli Stati Uniti, ma anche sul suo mercato azionario (che a noi piace tanto :)) quindi abbiamo deciso di studiare il tutto più da vicino.

Oggi voglio portarvi dietro le quinte di un percorso di analisi e ricerca intrapreso 6 mesi fa.

Tutto nasce dall’intuizione di Emanuele, che dopo vari brain-storming e letture, mi ha parlato di cosa potevamo fare per approfondire una possibile correlazione tra la liquidità della Federal Reserve (FED) e il mercato azionario.

Diamo un po’ di contesto: La Federal Reserve è la banca centrale degli Stati Uniti.

Ma cos’è la banca centrale di un paese?

È l’ente responsabile della politica monetaria, della supervisione e della regolamentazione delle istituzioni finanziarie americane. In parole povere è un azienda a tutti gli effetti, che regola tutte le altre banche, con un bilancio e dei dipendenti. La sorella europea della FED sarebbe la nostra cara BCE = Banca Centrale Europea.

Ma tornando nella parte settentrionale dell’emisfero, ci siamo accorti che analizzando alcuni dati del bilancio dell’economia statunitense si possono trarre delle conclusioni mooolto interessanti.

Io, come sempre, ho accettato la sfida ed ho iniziato la mia ricerca di dati (grezzi) e paper accademici, con un’unica domanda: che correlazione c’è tra la liquidità del bilancio della Federal Reserve (FED) e il mercato azionario?

La correlazione tra queste due entità cambierà completamente il modo in cui guardiamo i dati economici e gli investimenti.

Avevo quindi bisogno di analizzare i dati. Quali dati? (Non così presto..)

Excel è stato il mio primo alleato (come sempre dal 2012!), ma sapevo che era solo la punta dell'iceberg e che per andare oltre, e poter fare studi più approfonditi, avevo bisogno di qualcosa di più potente.

L'Upgrade Necessario: R

Ho quindi realizzato che avevo bisogno di un potere computazionale maggiore, ecco perché mi sono affidata ad R, linguaggio di programmazione utilizzato da fondi e banche.

Dopo corsi e videolezioni, R ha portato tutto lo studio ad un livello completamente nuovo, permettendomi di sfruttare l'analisi multivariata, le regressioni lineari multiple e i modelli ARIMA (what?), tranquilli alla fine ci interessa solo il risultato.Comunque con R non è stato facile, ma è stato come passare da una bicicletta a una moto da corsa :)

La Fase di Ricerca

Bello R, cosa ci facciamo?

Il passo successivo è stato selezionare le variabili più pertinenti per il nostro studio che sono poi quelle che andremo a racchiudere nella voce “Liquidità”.

Abbiamo esplorato un’ampia gamma di variabili, dal bilancio della FED, ai titoli di Stato a 10 anni, fino al VIX, per trovare quelle che mostravano la maggiore correlazione con l'S&P 500, nello specifico con l’indice SPX. È stato un processo di tentativi ed errori, di nottate a fare girare R e attendere i risultati, ma ogni pezzo aggiunto al puzzle ci ha avvicinati sempre di piu alla risposta finale.

La Scoperta: La Correlazione del 94%

Dopo sei mesi di scrupolose analisi, abbiamo ottenuto una correlazione impressionante del 94% tra la liquidità nel bilancio della Federal Reserve e l'andamento del mercato azionario.

In termini semplici, quando la Fed inietta liquidità nel sistema attraverso strumenti come l'acquisto di titoli di Stato, questa liquidità finisce per alimentare il mercato azionario, creando un legame quasi simbiotico tra i due. Ovviamente, questo legame non è immediato; esiste un ritardo temporale nell'effetto della liquidità sulla dinamica del mercato azionario (che è proprio quello che ci interessa di piu).

Questo ritardo temporale è cruciale per gli investitori, perché offre una finestra di opportunità per valutare l’eventuale direzione futura di mercato.

 

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